Il tempo del sogno che si avvera....
Un viaggio indimenticabile e la scoperta di una terra
aspra e generosa.
Il mio mondo di OZ, raccontato con gli occhi del cuore.

venerdì 11 giugno 2010

Cape Kimberley - Mossman Gorge - Port Douglas

L'altalena di Thornton Beach

11-6
Oggi è il compleanno di Laura! La giornata è calda ma il sole si nasconde sovente dietro spessi nuvoloni grigi che rendono la luce vivida e danno alle spiagge un aspetto scenografico particolarmente suggestivo. Anche il mare è un poco mosso, ma la passeggiata sulla spiaggia è incantevole.






Mentre mi avvicino ad un torrentello che arriva dal bosco allargandosi in una pozza a bordo spiaggia un turista mi avverte: "Be warning!  Crock tracks" (state attenti, tracce di coccodrillo). In effetti, osservando la superficie della sabbia poco più avanti si può notare chiaramente il segno del passaggio dell'animalaccio, il movimento sinuoso della coda e l'impronta delle
zampacce.....
 Abbastanza inquietante il pensiero del crocco che risale dal mare per cacciarsi nelle acque torbide del torrente!
Dove osano i coccodrilli
  Mario diventa suo malgrado improvvisamente prudentissimo e si tiene a debita distanza dalla pozza.....Paura, eh?
Ci manca ancora la visita alla spiaggia di Cape Kimberley, cui accede da uno sterrato di qualche chilometro dove non incontriamo nessuno e che ha un'atmosfera da "the day after" perché ad un tratto ti ritrovi in una specie di villaggio (o campeggio) abbandonato situato in una radura oltre il fitto bosco....dalla spiaggia si vede Snapper Island poco lontana, e a lato, dopo qualche chilometro di spiaggia, lo sbocco del fiume Daintree. Sembra un paesaggio da cartolina.
Guidando sulla strada del ritorno procediamo lenti quando nel buio del sottobosco, notiamo un animale che attraversa il sentiero....scuro, goffo, grosso.....è lui, Daniele urla, "eccolo, il casuario, è proprio lui!". In un attimo si addentra nel fitto bosco e scompare. Ma l'abbiamo visto, finalmente, come premio per la nostra perseveranza.


Ultima giornata, bisogna scegliere cosa vedere e cosa tralasciare...
dopo esserci mescolati ai locali per un pranzetto veloce in un grazioso locale a Mossman che sembra una cittadina montata per un set cinematografico con le case allineate lungo la via principale come nei vecchi film western, decidiamo di fare una camminata a Mossman Gorge, una parte quasi montana del parco del Daintree, dove il fiume fra cascate e pozze d'acqua limpidissime offre scorci panoramici di rara bellezza per via di queste grosse pietre tondissime che fanno da contorno a laghetti dove si può fare un bagno ristoratore (di acqua fredda!).
 



Oziamo e ci fermiamo spesso per annusare le piante del thè,
 osservare la raccolta della canna da zucchero dai pennacchi lilla, fotografare placide mucche in posa in un paesaggio di campagna bucolica.....
tutto come se non ci fosse fretta, 
come se non dovessimo mai partire da questa terra generosa ed ospitale, in attesa della sera,





che abbiamo deciso di trascorrere a Port Douglas
per festeggiare degnamente il compleanno australiano di Laura.
Anche qui ci mescoliamo alla folla di turisti che curiosa nei negozietti e acquistiamo gli ultimi souvenir,


poi assistiamo all'ultimo tramonto nel mondo di Oz e ci godiamo una cena a base di pesce prelibato al ristorante 2Fish dove ci accoglie al tavolo una ragazza italiana che sta lavorando in Australia con un Working Holiday Visa ed è alla sua prima esperienza. Mi fa tenerezza e mi ricorda Federico, l'entusiasmo e l'ansia che prova in questa esperienza irripetibile trapela dall'agitazione con cui si muove e salta da un tavolo all'altro per svolgere al meglio il suo lavoro...Buona Fortuna, buona fortuna a tutti voi giovani curiosi ed inquieti!
Torniamo a Thornton beach house, prepariamo i nostri bagagli, sperando non siano diventati troppo pesanti per via dei ricordi che desideriamo portar con noi. Il nostro cuore è leggero, come sempre in questi casi si tirano le somme di quello che è stato, ed il resoconto che otteniamo è di consapevolezza di essere stati protagonisti di un mese stupendo che ci ha donato una felicità grandissima e che ha ancora di più accresciuto la nostra mitica amicizia (anzi, fratellanza).
Non dimenticherò mai i tramonti dell'Australia, né il sentimento di gratitudine che si prova ogni volta a fine giornata.
Mi emoziona ancora pensare alla possibilità che la presenza di centinaia di  persone nello stesso momento in  posti diversi e lontani l'uno dall'altro solo per attendere il tramonto sia capace , con un'azione così semplice, di generare una energia di pace che cambi  l'ordine delle priorità nella vita. Penso che farò tesoro di questa esperienza e spero che ognuno di noi porti con sé un pezzo di questo tesoro per condividerlo con chi  gli sta accanto nelle tediose banalità del "quotidiano".
La vita sa essere meravigliosa. Questo tempo magico del sogno ha risvegliato nel mio cuore emozioni fantastiche e gioie fanciullesche che non scorderò  mai più.
Ho scoperto una terra che promette ancora opportunità e speranza e che mi ha fatto pensare che la pace sia possibile, basta percorrere la via giusta. Grazie anche a tutti voi che avete letto questo piccolo racconto di viaggio, ora che ho terminato comprendo che oltre a narrare gli episodi e le tappe del cammino, avrei voluto trasmettervi la sensazione forte che ho provato di grande comunione con la natura e le persone. Spero di esservi in parte riuscita.
A presto, è tempo di tornare.

giovedì 10 giugno 2010

Destinazione Cape Tribulation con variazioni sul tema.

Dujubi boardwalk  è una passeggiata di circa 1 Km attraverso la foresta fino a Myall Beach, deserta e splendida, dove siamo affascinati dalle mangrovie fiorite e dal Mason Creek, minaccioso e quieto, poi passiamo il promontorio e ci fermiamo per un bagnetto veloce  nelle acque cristalline della spiaggia di Cape Tribulation, al riparo da coccodrilli e meduse....Mentre torniamo verso la macchina notiamo a bordo spiaggia un animale che si muove lentamente: è un goanna, lungo circa un metro che continua tranquillo a seguire il suo percorso attraversando il sentiero che porta alla zona  pick-nick. Silenziosi lo seguiamo, ma viene purtroppo avvistato anche da un altro turista rampante armato di macchina fotografica che gli blocca la strada per riprenderlo, scatenando così l'aggressività dell'animale che, sentendosi braccato, cerca di scappare e sbaglia direzione, trovandosi di fronte una donna seduta al tavolo. Emettendo una serie di versi per rispondere alle esclamazioni concitate di un gruppo di persone lì intorno, ad un tratto spicca un balzo di circa 30 cm e salta addosso alla donna, che urla e infine si sposta lasciando una via di fuga all'animale, che scompare nella boscaglia finalmente indisturbato.
"Sorry, sorry...." Dice la signora per scusarsi di aver urlato, come se niente fosse. Questi anglosassoni! Una italiana avrebbe scatenato un putiferio, urlato a perdifiato e riportato conseguenze psicologiche gravissime. La lady inglese, viceversa, non avendo in realtà avuto problemi in quanto il goanna voleva solo spaventare ma non far del male, chiedeva scusa agli antistanti per aver arrecato disturbo....!
Lasciamo la spiaggia perché abbiamo un appuntamento cui teniamo particolarmente: andiamo alla Cape Trib Exotic Fruit Farm per un incontro di degustazione delle specie esotiche di frutti coltivati in questa fattoria nata dal sogno di due ex giovani insegnanti che avevano voglia di cambiare vita ed hanno dato ascolto ai loro desideri, nel lontano 1986.
L'esperienza ci incuriosisce molto, la "lezione"si svolge in gruppo, c'è gente da tutto il mondo, ed ogni frutto presentato viene suddiviso in piccole parti e offerto per la degustazione. Uhm.....che prelibatezze! Ci sono frutti dolci, altri aspri, alcuni sembrano un budino alla vaniglia, altri hanno il sapore di cacao, certuni ricordano i frutti che già conosciamo, per altri non ci sono termini di paragone. I nomi sono affascinanti ed indimenticabili: Abiu, Black Sapote, Rollinia,  Pummelo..... le due ore dedicate agli assaggi ed alle informazioni sulla provenienza ed utilizzo di ogni frutto volano via velocemente, e dopo un piccolo tour per vedere da vicino le piante da frutto della fattoria ci salutiamo e ci dirigiamo verso nord, per vedere fin dove possiamo arrivare in auto. Percorriamo molti chilometri incrociando solo fuoristrada da "veri uomini duri", fino a quando, all'improvviso la strada finisce davanti ad un torrente per ricominciare dall'altre parte; Emmagen Creek, da dove dicono  non sia  saggio continuare oltre senza 4WD......pazienza, ci fermiamo ad ammirare i guadi dei fuoristrada che attraversano il torrente con facilità in compagnia della solita famigliola australiana che trascorre la fine del pomeriggio in relax bevendo una bella birrozza gelata mentre i bambini sguazzano nel torrente!

mercoledì 9 giugno 2010

Cape Tribulation e Daintree

9-6
Ci spostiamo ancora un poco verso nord perché trascorreremo qualche giorno nella zona di  Cape Tribulation, che è il limite massimo verso nord raggiungibile  senza un fuoristrada attrezzato.
Per questa ultima tappa ci concediamo qualche comodità che ci consoli dalla malinconica sensazione che la vacanza stia terminando, abbiamo infatti affittato, davanti al mare di Thornton Beach una bella villa indipendente e spaziosa con saloni ed ampie camere, giardino e piccoli lussi sfiziosi come l'immancabile zona barbecue ed una vasca da bagno "stile impero" in  un bagno con luminose  aperture prive di infissi protette da zanzariere che guarda al giardino tropicale che circonda la proprietà .
Questo è il luogo perfetto per fuggire da tutto: Cape Tribulation non è una città, bensì un'area selvaggia in prossimità della spiaggia con pochissimi abitanti permanenti, una manciata di case, diversi  alberghi e sistemazioni per le vacanze ed un paio di negozietti  dove acquistare generi di prima necessità. Basta. Non esiste l'energia elettrica, non c'è un ponte che collega le due rive del Daintree River,  l'energia necessaria è prodotta solamente da gruppi elettrogeni o sistemi eco-compatibili ad energia solare. Scordatevi condizionatori e illuminazioni potenti. Quando è notte per strada il buio è assoluto.
Abituati come siamo a percorrere almeno 300 Km fra uno spostamento e l'altro ci sembrerà strano di viaggiare così poco, in effetti  tutta la zona che visiteremo in questi ultimi giorni dista una manciata di chilometri l'uno dall'altro, ma non ci dispiace affatto avere tempo a disposizione per fermarsi a riposare e contemplare  l'incantevole bellezza di questo tratto di  costa incontaminata e pressoché disabitata.
Il Daintree Discovery Centre è un'ottima occasione per conoscere meglio questo incredibile eco-sistema e ci permette attraverso un sistema di passerelle sospese che salgono ad una altezza di  23 metri di osservare la foresta dall'alto per poi ridiscendere ed immergersi nel cuore del bosco, aiutati da una splendida audio guida inclusa nel biglietto d'ingresso (disponibile persino in lingua italiana!) che spiega le particolarità della vegetazione e delle specie che vi abitano.
Il sottobosco è palpitante di vita, umido e odoroso, noi ci aggiriamo curiosi e meravigliati ad osservare la quantità indescrivibile di piante che formano letteralmente un tetto sopra la nostra testa. Ragni, uccelli e animali simili a tacchini ci osservano silenziosi, io cerco sempre il famoso casuario, un poco timorosa di incontrarlo dato il suo ben noto caratteraccio.
La foresta pluviale più antica del mondo (110 milioni di anni)  ha un fascino misterioso che ci conquista, e non perdiamo quindi l'occasione di percorrere i  numerosi sentieri segnalati sulla mappa che si snodano lungo la costa e spesso culminano a ridosso di spiagge deserte ed immense orlate di palme gigantesche. La foresta arriva direttamente sul mare, le mangrovie crescono affondando le radici nelle acque dei torrenti sulle cui rive troneggiano vistose segnalazioni di pericolo per la presenza dei coccodrilli e testimoniate dalle tracce ed impronte  del loro passaggio sulla spiaggia di primo mattino.
Per fare qualche parallelismo citando ancora qualche film famoso, immaginate lo scenario in cui si aggira Tom Hanks in Cast Away e avrete una idea abbastanza realistica dei posti, oppure pensate a Pandora di Avatar e sognate ad occhi aperti....
Le nostre passeggiate lungo queste immense spiagge deserte hanno un sapore di riconciliazione e infondono una pace nell'anima che ritempra. Pensi alla tua vita, ai tuoi affetti, guardi l'acqua che scorre e le onde che si frangono, aspiri  gli odori della salsedine e osservi il volo degli uccelli, tiri le somme e vorresti gridare di gioia per essere al mondo.
Ispirata da questi altissimi pensieri sulla filosofia della vita  traccio sulla sabbia l'icona del senso di amicizia ed amore che provo per i miei compagni di viaggio, ma nel cerchio che racchiude i nostri nomi sono idealmente compresi tutti quelli delle persone che amo.

martedì 8 giugno 2010

Great Barrier Reef

Nella notte ha piovuto un poco, l’umidità è palpabile ed il vestito che ho lavato ieri non accenna ancora ad asciugare….
Ci alziamo prestissimo e dopo un’ottima colazione a base di latte, cereali ed alcuni squisiti frutti tropicali che la simpatica Zoe ci ha lasciato in camera, guidiamo fino a Port Douglas da dove partiremo via mare per raggiungere la leggendaria barriera corallina.
Fra le tante proposte abbiamo scelto il tour organizzato dalla Quicksilver, che utilizza un moderno catamarano che corre velocissimo verso il mare aperto per 45 minuti fino ad un punto in cui si intravede un fondale basso dall’acqua color turchese e banchi di sabbia bianca. La superficie non è increspata da onde o da un fil di vento, sembra una immensa piscina naturale accogliente e misteriosa.
In questa zona della barriera che si chiama Agincourt Reef, si trova una piattaforma attrezzata dalla quale potremo finalmente accedere al meraviglioso mondo sommerso intravisto e sognato da quando ero bambina.
Avete visto quel bel cartone animato che racconta le vicissitudini del pesciolino Nemo e del suo papà?
Bene, i bravi disegnatori non hanno dovuto lavorare troppo di fantasia perché hanno rappresentato semplicemente la realtà.
Appena entrata in acqua, dopo aver calzato pinne e maschera ed indossato una tutina in lycra anti-medusa con tanto di cappuccio e guanti che fa molto Eva Kant (Mario in versione maschile ricorda vagamente – molto vagamente – Diabolik), mi imbatto in un grosso pescione dal peso approssimativo di 5/6 chili azzurro con sfumature gialline, grandi pinne e labbroni sporgenti e lo sguardo un poco bovino ma decisamente simpatico, che si aggira curioso intorno alla piattaforma con la speranza di ottenere alcune prelibate acciughe che gli addetti lanciano in mare ogni tanto.
Schizzo in superficie per condividere la meraviglia con Daniele e Mario e agito le braccia per chiamarli, poi le ricaccio immediatamente sotto il pelo dell’acqua perché mi ricordo che i bagnini interpretano il gesto come una richiesta di aiuto, quindi mi avvio velocemente all’inseguimento dei numerosi pesci di ogni dimensione che mi circondano e mi allontano dalla piattaforma, incuriosita dal percorso che stanno compiendo alcuni subacquei che nuotano più in profondità con bombole e respiratore.
La mia curiosità è premiata: dopo qualche minuto mi accorgo che sul fondo, a circa 4-5 metri sotto di me, nuota uno squalo solitario, dall’aspetto inquietante ma non minaccioso, che se ne va per la sua strada tranquillo e beato.
Le formazioni coralline sono davvero spettacolari, i colori vividi e sgargianti superano ogni aspettativa e gli occhi non bastano per contemplare la varietà di pesci, anemoni conchiglie e coralli presenti in quantità intorno alle rocce.
Enormi conchiglie dalle valve frastagliate di colore viola, anemoni danzanti con striature multicolore, pesci gialli che viaggiano sempre in coppia, oppure gialli e neri, oppure rossi, o anche amaranto, azzurri, blu intenso, arancioni e neri…. Il mio cuore trabocca di gioia nell’essere parte di questa armonia!
L’acqua è tiepida e cristallina, ma in lontananza si intravede il limite della piattaforma continentale dove il biancore delle enormi onde che si frangono lascia un poco inquieti.
Più tardi utilizziamo un piccolo battello subacqueo che naviga fra le formazioni coralline e possiamo quindi osservare ancora pesci e coralli, oltre a tre tartarughe che nuotano lente e placide.
Purtroppo arriva rapidamente il tempo di ripartire per tornare a terra. Non mi è bastato, se potessi vorrei tornare ancora, o fare altre escursioni, magari sulle isole coralline o nuovamente in mare. Mi dispiace moltissimo di avere il tempo contato, sono ormai gli ultimi giorni di vacanza e non sarà possibile ripetere questa esperienza fantastica ed emozionante, ma consiglio a chi dovesse programmare un viaggio di dedicare più tempo alla barriera corallina.
Tornando verso il resort ripercorriamo le stradine strette ed ombrose verso Cape Tribulation sperando di incontrare il famigerato casuario, ma niente, di lui neanche l’ombra, solo i cartelli a lato strada che lo raffigura e che raccomandano di guidare con prudenza per evitare di investirlo ….. dove sarà? Sta diventando una sfida, possibile che andremo via dall’Australia senza vederlo?

lunedì 7 giugno 2010

Cairns

Questa giornata sarà lunghissima:siamo svegli alle 2 del mattino per prendere il volo delle 5 per Cairns.
Ci spostiamo sulla costa orientale dell’Australia per scoprire la bellezza della foresta pluviale a nord di Cairns e il magico mondo sommerso della barriera corallina.
Dall’aereo osservo rapita la linea di costa da Cooktown a Cairns, verdissima, lussureggiante, un fitto bosco ininterrotto e lunghe lingue di spiaggia delimitate da promontori e larghe foci di fiumi fangosi dal colore verde/marrone.
Mentre planiamo verso Cairns posso ammirare a distanza ravvicinata i fondali della barriera corallina dall’acqua chiara e dai colori dello smeraldo e del turchese, e i miei occhi sono incantati da tanta bellezza, poi nel volo verso la terra ecco i pennacchi colorati di un grigio-lilla delle enormi distese di campi di canna da zucchero, che non avevo mai visto prima.
E ancora: verde intenso, giallo, azzurro, turchese, smeraldo, bianco …. che diversa varietà di colori rispetto alle tante tonalità di rosso e marrone della terra del West Australia!
Troviamo un clima caldo ma decisamente più umido rispetto alla costa ovest. Il cielo è sormontato da nubi bianchissime che non scoprono quasi mai la cima dei monti subito dietro la costa. L’aria è leggera.
Un poco “cotti” per aver praticamente saltato una notte, trascorriamo qualche ora a Cairns prima di poter ritirare l’auto noleggiata per gli spostamenti dei prossimi sei giorni. Approfittiamo per prenotare l’escursione alla barriera corallina di domani, bighelloniamo senza molta energia per Cairns e poi, una volta in macchina, ci dirigiamo verso Kuranda, “Village in the rainforest” come recita la brochure di presentazione.
La naturale attrazione della foresta pluviale, accessibile attraverso diversi percorsi suggestivi che ti trasportano all’improvviso al paradiso della primordiale avventura umana, e l’incanto delle imponenti cascate (Barron Falls) sono state negli anni ‘60 rivitalizzate dallo sviluppo di un villaggio fondato da un gruppo di hippies. I mercatini del villaggio sono ormai famosissimi e attirano un grande numero di turisti “mordi e fuggi”. Molti utilizzano un trenino piuttosto folcloristico che percorre la foresta e fa fermate nei punti panoramici più suggestivi, noi preferiamo usare l’auto per raggiungere il villaggio e non essere legati agli orari piuttosto rigidi del trenino e percorriamo un paio di itinerari a piedi per arrivare fino alle cascate, che durante la stagione umida devono essere temibilissime, come posso notare dalle foto esposte nel villaggio.
Nessuno può immaginare cosa sia la foresta pluviale finchè non c’è dentro: un sottobosco caldo e umido come un ospitale ventre popolato di piante che hanno un aspetto gigantesco, liane che si arrampicano da ogni dove, tronchi enormi dalle radici lunghissime e rami con la missione di raggiungere la luce lontanissima lassù, che qua tutto vive in penombra.
Peccato che i numerosi animali della zona siano visibili solo all’interno di zoo… decidiamo che dopo aver incontrato così tante creature in libertà non vale la pena di vederle nei recinti, e pazienza se non vedremo i famosi koala!
Dopo 22 giorni di camper, il programma di viaggio prevede che queste ultime cinque notti siano da favola: nelle mie ricerche in internet ero rimasta letteralmente affascinata da un resort situato dentro, proprio dentro la foresta, ed avevo deciso che ad ogni costo ci saremmo concessi un paio di notti in questo posto da sogno. Come al solito i chilometri da percorrere sono molti, e dopo strade, stradine e addirittura un ferry boat per attraversare un fiume arriviamo al Daintree Wilderness Lodge, nella zona di Cape Tribulation.
L’accoglienza da parte dei proprietari del resort è veramente simpatica, ancor prima di mostrarci la nostra sistemazione per la notte ci indicano le foto degli animali della zona con le date di avvistamento….. uccelli, serpenti, rane e chi più ne ha più ne metta; salutiamo anche un bel dragone che vive sul tronco di un albero e alcuni ragni molto interessanti che tessono le loro fitte tele incessantemente. Che bella sorpresa!
Dalla zona comune dove si trova un ampio spazio che serve da ristorante e da salotto si accede ad una piscina nella foresta e, attraverso passerelle in legno rialzate da terra si arriva alle stanze, appartate e graziosissime, costruite in legno ma con il tetto e le pareti con ampie vetrate che permettono di ammirare la foresta comodamente sdraiati sul letto!
C’è molta attenzione per la natura nelle scelte energetiche per fornire i comfort, e si rinuncia volentieri a condizionatori, sostituiti da ventilatori a pale sul soffitto, ad asciugacapelli e altre cose superflue. L’umidità è elevatissima, ma il posto è incantevole.
Sembra di essere nel bel mezzo di una favola, ma qui non puoi aspettarti di veder sbucare il lupo dal bosco, casomai sarà facile imbattersi in un casuario, che è una creatura misteriosa e rara, affatto socievole e un poco aggressiva. E’ un grosso uccello simile ad un emù che può raggiungere i due metri di altezza dal portamento goffo, dalle piume nere ma con un collo di color turchese e dalla cresta colorata. Qui ce n’è uno che fa visita al resort ogni tanto, si chiama Fred, ed è stato avvistato solo ieri vicino alla piscina.
Dato che una bestia simile manca all’inventario dei nostri avvistamenti dichiariamo aperta la gara a chi primo lo scorge!
Pur non avendo prenotato, lo chef del resort ci prepara una cena deliziosa innaffiata da un ottimo vino australiano. Il resto della serata lo trascorriamo ad osservare rapiti la bellezza di questo luogo sospeso in una dimensione magica, fra il buio della foresta interrotto da luci fioche e soffuse, programmando le gite dei prossimi giorni.

domenica 6 giugno 2010

Darwin

Ed ecco, ci siamo, è il momento di lasciare il camper a Darwin.
Sporco, coperto di uno strato di indelebile polvere rossa, con qualche pezzo smontato, lasciamo con un poco di tristezza la nostra casetta mobile con la quale abbiamo percorso 6800 Km. e viaggiato attraverso due stati del continente australiano.
E’ stata un’avventura deliziosa ed indimenticabile, nessuno di noi aveva viaggiato in camper prima d’ora ed è stato veramente piacevole poter condividere sempre le emozioni del viaggio tutti insieme nonostante lo spazio limitato. Non avrei mai pensato che questa esperienza potesse regalare una felicità così grande e semplice.
Abbiamo ancora una mezza giornata ed una breve serata a disposizione da spendere a Darwin e scegliamo di visitare il Museum and Art Gallery of the North Territory , che è museo e galleria d’arte allo stesso tempo. Le opere e gli oggetti esposti provengono dall’Arnhem Land e dalle vicine Tiwi Islands, per la prima volta oltre ai dipinti su tela vediamo quelli su corteccia e sculture davvero interessanti.
Suggestivo anche lo spazio espositivo dedicato alla devastazione provocata dal ciclone Tracy nella notte di Natale del 1974. Darwin è stata distrutta e ricostruita a causa dei cicloni per ben sei volte, oltre ad aver subito il bombardamento da parte dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale. E’ sicuramente un popolo che non si perde d’animo, abituato a strappare alla furia degli elementi lo spazio vitale per vivere!
Oggi è domenica, e dal tramonto a fine serata l’elemento catalizzatore per il fiume di persone di passaggio o residenti a Darwin è il mercatino di Mindil Beach.
Dopo aver assistito alla performance del suonatore di didgeridoo che si esibisce in un vero e proprio concerto, trascorriamo buona parte della sera a girovagare fra le bancarelle che vendono ogni sorta di cibo del mondo.
Wok sfrigolanti con miscugli di carne e verdure, noodle in zuppa o fritti, sushi e pesce alla griglia, gustosissimi frullati di frutta esotica dal gusto delizioso….Nonostante le raccomandazioni di Freddy sulla scarsa qualità della maggior parte del cibo, Mario ed io decidiamo di trasgredire all’ordine di non assaggiare le preparazioni troppo pasticciate e ordiniamo noodles con verdure che apprezziamo molto e che non ci procureranno neanche un piccolo mal di pancia!
Il resto del mercato ospita venditori di ogni sorta di cose, erbe curative, pozioni pseudo magiche, saponi e creme con effetto ringiovanente, massaggi su lettini con privacy garantita da una tendina che ripara da sguardi indiscreti, cartomanti che svelano il futuro che ti attende, denti di coccodrillo, lampade e luci decorative dalle forme e colore più strane, magliette con uno strappo frastagliato sul fianco ed insanguinate a causa di un improbabile morso di squalo…..
Più in là, i bambini partecipano con applausi, grida e risate alla rappresentazione di un giocoliere che offre uno spettacolo fantasioso e divertente utilizzando diablo infuocati, pupazzi e travestimenti stravaganti, in una mescolanza di volti e colori davvero multietnica.
Education
Understanding
Respect.
Here you are.

sabato 5 giugno 2010

Kakadu National Park

Affamati di conoscenza su questo popolo di cui così poco conosciamo e che ha dovuto patire pesantemente la presenza dell’uomo bianco nelle terre in cui vivono da migliaia di anni, approfittiamo del fatto che al Kakadu le attività sono organizzate anche in questo senso e visitiamo nella prima parte della mattina il Warradian Aboriginal Cultural Centre che espone in modo abbastanza approfondito la storia delle tradizioni e degli usi degli aborigeni nativi di questa zona, dedicando spazio alle storie della creazione, al cibo del bush, agli utensili per cacciare e raccogliere il cibo, alle medicine naturali, all’arte ed alle leggi che regolano i rapporti fra le varie tribù.
Molto interessante è il sistema tradizionale di cui già ci aveva narrato la guida a Monkey Mia per evitare il problema di generare figli malati per via di matrimoni fra consanguinei, che prevede che i membri maschili di una tribù possano sposare membri femminili di alcune altre tribù ben identificate, al punto che un eventuale matrimonio fra persone dello stesso gruppo è considerato tabù e soggetto a punizioni esemplari.
Nei Territori del Nord vi sono sostanzialmente due stagioni, quella umida e la secca, ma i Bininj/Mungguy riconoscono sei differenti stagioni, classificate sulla base dei cambiamenti climatici dei vari periodi dell’anno e tenendo conto dei momenti di transizione fra una stagione e l’altra.
Noi siamo ora all’inizio della Dry Season e più in particolare nello Yegge, che va da maggio a metà giugno, in cui fa relativamente fresco (25-28°) e vi è bassa umidità.
In questo periodo dell’anno gli aborigeni tradizionalmente cominciavano a bruciare ampie zone di foresta per "ripulire" ed incoraggiare la crescita di nuovi pascoli; notiamo con piacere che questo sistema è ancora ampiamente diffuso all’interno del parco, e spesso ci capiterà di attraversare zone di fuoco controllato o di osservare colonne di fumo lontane dall’odore penetrante. Io immagino questi uomini che vigilano con antica sapienza per preservare il territorio e rinnovarlo con sistemi naturali e vorrei che questa stessa attenzione fosse adottata dai popoli cosiddetti “civilizzati” che non riescono a gestire parchi di dimensioni ridicole se paragonate a quelli australiani e mandano letteralmente in fumo ogni anno per incuria o peggio per calcolato disegno migliaia di ettari di bosco.
Tornando alla stagione in cui siamo, si nota benissimo che la stagione umida (Wet) è da poco terminata: il mattino porta ancora foschie ed umidità ma l’aria comincia a seccarsi e paludi e cascate, sebbene ancora ingrossate dalle forti piogge, vedono velocemente diminuire la portata d’acqua. Le strade sono quasi tutte aperte, e la flora è rigogliosa e verde, dissetata dalle benefiche alluvioni nelle pianure.
Presto tutto seccherà lasciando pozze e billabong asciutti.
L’unica strada ancora non accessibile del parco è quella per le famose cascate, Twin Falls e Jim Jim Falls, e pertanto ci perdiamo questo gioiellino, per fortuna siamo stati a Litchfield e ci siamo goduti ugualmente cascate e bagno!
Finalmente ci dedichiamo alla straordinaria bellezza di questa galleria d’arte a cielo aperto che è il parco.
La sensazione che da la roccia che affiora prominente dal mare di bosco sottostante creando un altopiano di arenaria rossa con venature arancioni, nere e bianche e ricade in gradoni ampi e lisci, è di trovarsi in un riparo accogliente dai pericoli di una foresta fonte di vita ma anche piena di rischi.
Qui si capisce come, nelle grotte naturali, al riparo dalle intemperie della pioggia torrenziale o del caldo torrido delle varie stagioni, gli abitanti trovassero ispirazione per raccontare storie di caccia e di magia, utilizzando le pareti di roccia come tela e ocre di diverse tonalità come colori.
Nourlangie Rock è un’ area di interessanti siti d’arte rupestre che narrano le storie del Dreaming Time con leggende crudeli come quella che racconta dello spirito Nabulwinjbulwinj, che uccide e mangia le donne, con attributi sessuali ben in mostra e colori nitidi (forse per effetto della ricolorazione effettuata negli anni 70?) o quella della fine di una povera ragazza a causa della quale lo spirito Namondjok ha rotto i legami di consanguinei (essendo la sorella) o dello spirito Namarrgon o "Lightning Man" personaggio molto importante per gli aborigeni considerato che questa è la zona al mondo dove nel periodo delle pioggie cade il maggior numero di fulmini, circa 5000.
Ma è ad Ubirr che le grotte regalano un tripudio di dipinti che lasciano senza fiato per la bellezza e la varietà di forme rappresentate e di colori: canguri, emù, pesci, coccodrilli e tartarughe, scene di caccia, miti, sogni ed insegnamenti tramandati dai vecchi ai giovani come patrimonio per la conservazione delle tradizioni e dei miti ancestrali.
Salendo dalla grotta principale di questo sito si arriva ad un altopiano che domina la sottostante pianura alluvionale e guarda alle lontane terre dell’Arnehm Land, grande come il Portogallo e inaccessibile senza un permesso rilasciato dagli abitanti originari, che si sono ritagliati uno spazio indipendente per contrastare l’invasione turistica e vivere in armonia con le loro usanze in un misto che dicono essere di tradizione e modernità.
Centinaia di persone, poco alla volta, si radunano quassù, a 250 m. di altezza per godere di questa vista impagabile e salutare il sole che cala in lontananza, lasciando spazio alla prossima notte.
E la notte, dal buio impenetrabile e misterioso, rotto ogni tanto da bagliori di fuoco che brucia silenzioso, è un manto che avvolge ogni cosa e ristora dalle fatiche della lunga giornata.
Sono rare le volte che abbiamo guidato dopo il tramonto, per paura di investire gli animali che si affacciano improvvisi ai bordi della strada, ma anche questa volta siamo fortunati ed evitiamo questa tristissima e pericolosa esperienza, e rientriamo in campeggio per una cena veloce ed un sonno ristoratore. Lontano si rincorrono richiami di dingo e uccelli notturni.