Il tempo del sogno che si avvera....
Un viaggio indimenticabile e la scoperta di una terra
aspra e generosa.
Il mio mondo di OZ, raccontato con gli occhi del cuore.

martedì 8 giugno 2010

Great Barrier Reef

Nella notte ha piovuto un poco, l’umidità è palpabile ed il vestito che ho lavato ieri non accenna ancora ad asciugare….
Ci alziamo prestissimo e dopo un’ottima colazione a base di latte, cereali ed alcuni squisiti frutti tropicali che la simpatica Zoe ci ha lasciato in camera, guidiamo fino a Port Douglas da dove partiremo via mare per raggiungere la leggendaria barriera corallina.
Fra le tante proposte abbiamo scelto il tour organizzato dalla Quicksilver, che utilizza un moderno catamarano che corre velocissimo verso il mare aperto per 45 minuti fino ad un punto in cui si intravede un fondale basso dall’acqua color turchese e banchi di sabbia bianca. La superficie non è increspata da onde o da un fil di vento, sembra una immensa piscina naturale accogliente e misteriosa.
In questa zona della barriera che si chiama Agincourt Reef, si trova una piattaforma attrezzata dalla quale potremo finalmente accedere al meraviglioso mondo sommerso intravisto e sognato da quando ero bambina.
Avete visto quel bel cartone animato che racconta le vicissitudini del pesciolino Nemo e del suo papà?
Bene, i bravi disegnatori non hanno dovuto lavorare troppo di fantasia perché hanno rappresentato semplicemente la realtà.
Appena entrata in acqua, dopo aver calzato pinne e maschera ed indossato una tutina in lycra anti-medusa con tanto di cappuccio e guanti che fa molto Eva Kant (Mario in versione maschile ricorda vagamente – molto vagamente – Diabolik), mi imbatto in un grosso pescione dal peso approssimativo di 5/6 chili azzurro con sfumature gialline, grandi pinne e labbroni sporgenti e lo sguardo un poco bovino ma decisamente simpatico, che si aggira curioso intorno alla piattaforma con la speranza di ottenere alcune prelibate acciughe che gli addetti lanciano in mare ogni tanto.
Schizzo in superficie per condividere la meraviglia con Daniele e Mario e agito le braccia per chiamarli, poi le ricaccio immediatamente sotto il pelo dell’acqua perché mi ricordo che i bagnini interpretano il gesto come una richiesta di aiuto, quindi mi avvio velocemente all’inseguimento dei numerosi pesci di ogni dimensione che mi circondano e mi allontano dalla piattaforma, incuriosita dal percorso che stanno compiendo alcuni subacquei che nuotano più in profondità con bombole e respiratore.
La mia curiosità è premiata: dopo qualche minuto mi accorgo che sul fondo, a circa 4-5 metri sotto di me, nuota uno squalo solitario, dall’aspetto inquietante ma non minaccioso, che se ne va per la sua strada tranquillo e beato.
Le formazioni coralline sono davvero spettacolari, i colori vividi e sgargianti superano ogni aspettativa e gli occhi non bastano per contemplare la varietà di pesci, anemoni conchiglie e coralli presenti in quantità intorno alle rocce.
Enormi conchiglie dalle valve frastagliate di colore viola, anemoni danzanti con striature multicolore, pesci gialli che viaggiano sempre in coppia, oppure gialli e neri, oppure rossi, o anche amaranto, azzurri, blu intenso, arancioni e neri…. Il mio cuore trabocca di gioia nell’essere parte di questa armonia!
L’acqua è tiepida e cristallina, ma in lontananza si intravede il limite della piattaforma continentale dove il biancore delle enormi onde che si frangono lascia un poco inquieti.
Più tardi utilizziamo un piccolo battello subacqueo che naviga fra le formazioni coralline e possiamo quindi osservare ancora pesci e coralli, oltre a tre tartarughe che nuotano lente e placide.
Purtroppo arriva rapidamente il tempo di ripartire per tornare a terra. Non mi è bastato, se potessi vorrei tornare ancora, o fare altre escursioni, magari sulle isole coralline o nuovamente in mare. Mi dispiace moltissimo di avere il tempo contato, sono ormai gli ultimi giorni di vacanza e non sarà possibile ripetere questa esperienza fantastica ed emozionante, ma consiglio a chi dovesse programmare un viaggio di dedicare più tempo alla barriera corallina.
Tornando verso il resort ripercorriamo le stradine strette ed ombrose verso Cape Tribulation sperando di incontrare il famigerato casuario, ma niente, di lui neanche l’ombra, solo i cartelli a lato strada che lo raffigura e che raccomandano di guidare con prudenza per evitare di investirlo ….. dove sarà? Sta diventando una sfida, possibile che andremo via dall’Australia senza vederlo?

Nessun commento:

Posta un commento