Il tempo del sogno che si avvera....
Un viaggio indimenticabile e la scoperta di una terra
aspra e generosa.
Il mio mondo di OZ, raccontato con gli occhi del cuore.

lunedì 24 maggio 2010

Exmouth – Tom Price – Karijini National Park

Oggi percorriamo 546 Km. per raggiungere il Karijini National Park.
Lasciamo la costa e ci addentriamo nella regione del fulgido Pilbara, dove le montagne assumono una forma sempre più tondeggiante e levigata.
Sembra un paesaggio da far west e ad un tratto anche la musica che ascoltiamo entra in sincrono con la natura che ci circonda regalandoci le famose note di Morricone del film “Per un pugno di dollari”.
Lungo il percorso decidiamo di percorrere una via alternativa alla strada principale che ci permetterà di risparmiare un centinaio di chilometri, e ci inoltriamo su una “Dirty road” di terra battuta che riempirà di finissima polvere rossa ogni cosa e persona presente fuori e dentro il camper.
La sensazione è di stare dentro un frullatore, ma l’avventura è divertente.
La base di partenza per la visita del parco, il secondo per grandezza del West Australia è Tom Price, un piccolo centro accogliente e gradevole dove la vita sembra scorrere su ritmi rilassati e tranquilli.
Tom Price è un grosso centro minerario e spesso si incontrano edifici o costruzioni di ferro che si intonano perfettamente con il colore della terra che in controluce assume un aspetto nero e scintillante.
Le strade soleggiate sono attorniate di un verde curato ed ombroso, è l’ora in cui i ragazzi tornano da scuola, c’è chi va in piscina, chi fa la spesa, e come sempre accade nei centri abitati dove ci siamo fermati, sparuti gruppi di aborigeni dallo sguardo stranito stazionano nei dintorni del centro commerciale trascinando carrelli del supermercato contenenti buste di plastica in cui suppongo siano contenute le loro cose.
Non ti salutano, non ti considerano, non esiste possibilità di instaurare alcun tipo di rapporto con loro.
Nessun bianco rivolge loro la parola, e stanno lì sospesi in un microcosmo stridente di contraddizioni.
Questa è la loro terra e sembrano degli estranei estirpati dalla radice della propria cultura e tradizioni e trapiantati in un modello di società alieno.
Non capisco perché ma ho la sensazione che quasi nessuno provi a trovare delle soluzioni per restituire loro una dignità perduta, c’è l’indifferenza intorno a loro, come non esistessero.
Le ferite di questo popolo sono ancora aperte, troppo recente e in alcuni casi poco efficace è stata l’ammissione di colpa dei bianchi che li hanno cacciati ed esclusi dalla loro terra.
Karijini National Park (25-05-2010)
Un parco grandioso, con gole scenografiche di strapiombi rocciosi e varietà di colori sorprendenti che formano canjon con cascate e piscine naturali di acqua turchese in cui si può fare il bagno.
Per questa visita abbiamo deciso di utilizzare una guida che ci accompagna per tutta la giornata permettendoci così di visitare le gole più belle ed addentrarci nei canjon in sicurezza in quanto non è molto agevole camminare lungo le pareti di roccia resa scivolosa dall’acqua per scendere fino ai laghetti formati dalle cascate.
Anche qui è incantevole il contrasto fra il colore della terra rossa, del verde pallido dello spinifex e del bianco dei “gums”.
Questo albero dal tronco bianchissimo dai rami ricurvi che spunta tondeggiante dalla terra ha la particolarità di sopravvivere anche due anni alla siccità mediante un’operazione di auto amputamento dei rami che presentano in questo caso una forma caratteristica.
Il bianco del tronco è interrotto nelle parti in cui le termiti attaccano la pianta, scavandone i rami che assumono un aspetto annerito come fossero stati bruciati dal fuoco.
Le termiti sono creature incredibili e costruiscono i loro termitai con ingegnosa maestria, formando delle cupole che crescono continuamente (un termitaio vive da 7 a 25 anni) e forate all’interno in modo da poter mantenere all’interno una temperatura costante di 26°, anche quando fuori ce ne sono 40 o 50.
Tutta la zona è considerata magica dagli aborigeni, cui è stata restituita la terra e che contribuiscono a gestire il parco, e il centro visitatori ha il pregio molto raro di spiegare molto suggestivamente la storia del luogo.
Freddy si bagna, con il rispetto del caso, nello specchio d’acqua dove si dice si trovi ancora il serpente arcobaleno dopo aver concluso il lavoro della creazione del mondo….Io mi astengo, timorosa di disturbare il suo sonno.
Certo qui di serpenti devono essercene molti, la guida ci mostra la foto impressionante anche solo a guardarla di un enorme pitone che si protende per metri dalla roccia altissima di una gola con la sua preda fra le spire, una mucca di notevoli dimensioni.
La giornata scorre piacevolmente, e ci godiamo il sole caldo che ci ristora dal freddo patito nella notte.
In questa zona infatti la differenza di temperatura fra il giorno e la notte è considerevole, si passa dagli 8-10° ai 26. “una tipica giornata invernale, oggi!” dice Chris, la nostra guida. Nessuna nube, cielo terso e arietta fina. D’estate invece si arriva anche a 40°!
Nel tardo pomeriggio Chris riaccompagna noi e la coppia di anziani coniugi di Canberra con cui abbiamo trascorso la giornata al campeggio, e ci fa omaggio di cinque pittoreschi contenitori per tenere in fresco la birra che ogni australiano vero deve sempre avere con sé.
Ci salutiamo con un sonoro: “Ciao, Baby” che a lui hanno insegnato essere il saluto che gli italiani si scambiano quando si lasciano.

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